Vaccino Universale ? - (carlo cuppini)



 


VACCINO E MINORI : 
il dovere di un dibattito onesto 
e di un'informazione corretta.

( articolo apparso anche sulla testata di bio-statistica

Da oggi in alcune regioni italiane si possono prenotare i vaccini per gli adolescenti dai 12 anni. Bene per i giovani fragilissimi. 
Sull’opportunità di vaccinare tutti gli altri – adolescenti e ragazzi sani, o non esposti a significativi rischi – il livello del dibattito politico e lo stato dell’informazione in Italia sono scorretti in modo sconcertante, e questo è molto grave.

Il tema della vaccinazione destinata a persone non esposte a forme gravi della malattia e nel pieno dell’età dello sviluppo è straordinariamente delicato e controverso.
Eppure certa stampa italiana e certa comunicazione politica, e anche istituzionale, vogliono far passare l’idea che la comunità scientifica sia unanime nel sostenere la necessità della vaccinazione in età pediatrica. 

L’idea, propagandata da diversi commentatori influenti, che il ragazzo che si vaccina sia un eroe e quello che non lo fa sia un vigliacco e un traditore, sta creando una pressione indebita e violenta sugli stessi ragazzi e sulle loro famiglie.
Sulla falsa convinzione di una unanimità tra scienziati e su questa retorica ricattatoria molte persone baseranno scelte disinformate e “obbligate” per conto dei propri figli.

Evito ogni altro commento personale, perché ho già detto come la penso, e perché come la penso io non conta nulla. Conta però che l’informazione non sia manipolata e manipolatoria, e che congetture e ipotesi non siano spacciate per certezze assodate, da parte di scienziati evidentemente pronti a sconfessare i fondamenti stessi del metodo scientifico. 

Chi lo fa, si carica di una responsabilità drammatica, tanto più perché legata alla salute dei minori, che devono godere di una tutela speciale, oltre che per inderogabile dovere morale, per obbligo di legge (176/1991).

Mi limito quindi a riportare una “rassegna stampa” che dà conto di posizioni che vanno ben oltre la dabbenaggine incosciente del “vaccinate bambini e ragazzi perché non c’è problema”.
Ognuno poi si faccia la sua idea e prenda le sue decisioni.

***
Adam Finn, professore di pediatria Università di Bristol, capo del Bristol Children's Vaccine Centre, presidente del gruppo consultivo tecnico europeo di esperti sull'immunizzazione dell’OMS, membro del gruppo consultivo strategico di esperti dell'OMS (29 maggio): “Children transmit Covid to some extent, although they rarely suffer badly from the disease themselves. If you offer them vaccines, then you put them at risk of possible side-effects – so there really needs to be some significant, tangible benefit to them, not just the indirect protection of adults from Covid-19.” 

["I bambini trasmettono il Covid in una certa misura, anche se raramente soffrono gravemente della malattia stessi. Se somministri loro i vaccini, li esponi al rischio di possibili effetti collaterali. Quindi ci deve essere davvero un beneficio significativo e tangibile per loro, non solo la protezione indiretta degli adulti dal Covid-19" - trad. mia]

https://www.theguardian.com/.../health-experts-urge...
Francesco Menichetti, primario di malattie infettive all'ospedale di Pisa (27 maggio): “Dobbiamo pensare che il rischio potenziale di un vaccino relativamente nuovo lo accetti in virtù di un beneficio che è molto consistente. Ed è così nella fascia più avanzate di età. Ma mano a mano che scendi con l'età questo beneficio si riduce. Per questo dico riflettiamo.”

https://www.adnkronos.com/vaccini-covid-menichetti...
Andrea Crisanti, microbiologo università di Padova (1° giugno): “[Nei giovanissimi vaccinati dai 16 anni i CDC] hanno trovato casi di miocarditi sospette. La miocardite è una complicazione che non va sottovalutata. Non si sa quanto impatto abbia sulla funzionalità cardiaca negli anni. Mi spiego, se un giovanissimo guarisce dalla miocardite ma con una funzionalità cardiaca compromessa del 10%, è una cosa gravissima. È importante il modo in cui guariscono. Con che capacità cardiaca. E questo deve essere approfondito.”

https://www.ilfattoquotidiano.it/.../vaccino.../6215944/...
Eduardo Missoni, medico e docente di Global Health all’Università Bocconi (26 maggio): “i rischi da malattia nei bambini sono decisamente ridotti e anche, il cosiddetto long Covid, avrebbe una durata breve e priva di significative conseguenze, a fronte di rischi non noti a lungo termine, o su larga scala, derivanti dalla inoculazione di prodotti transgenici nell’organismo in rapida evoluzione del bambino”

https://www.ilfattoquotidiano.it/.../covid-anche.../6210722/
Appello di scienziati, medici, pedagogisti, giuristi italiani, tra cui Sara Gandini: 
“A fronte di benefici minimi nei giovani [fatta eccezione per i soggetti fragili, ai quali è consigliato i vaccino - sintesi mia per dovere di completezza], c’è comunque la possibilità seppur remota di eventi avversi conosciuti e comuni, anche se probabilmente in gran parte reversibili. La vigilanza post-marketing delle vaccinazioni è iniziata da poco; le informazioni su eventi rari ma pericolosi si potrebbero presentare nel corso degli anni.”

https://www.corriere.it/.../vaccino-covid-bambini-non...
Editoriale del "British Medical Journal" (1° maggio): 
“vaccinare i bambini porterebbe probabilmente a tassi di infezione inferiori ma a tassi di mortalità più elevati.22 
Inoltre, a seconda della durata relativa dell'immunità indotta da vaccini e infezioni e il tasso di cambiamento antigenico virale,
la vaccinazione dei bambini potrebbe aumentare la frequenza di grandi epidemie stagionali, portando a un aumento complessivo della morbilità e della mortalità indotte dal virus.” (trad. mia)

https://www.bmj.com/content/373/bmj.n1197...
Lettera aperta di 40 scienziati britannici (23 maggio): “noi stiamo sollevando queste preoccupazioni come parte di un dibattito informato, che è una parte vitale del corretto processo scientifico. Dobbiamo assicurarci che non si ripetano le tragedie del passato che si sono verificate soprattutto quando i vaccini sono stati immessi sul mercato in fretta. 

Per esempio, il vaccino per l’influenza suina Pandemrix, lanciato dopo la pandemia del 2010, ha provocato oltre mille casi di narcolessia, in bambini e adolescenti, prima di essere ritirato 
Anche Dengvaxia, un vaccino contro la dengue, è stato distribuito ai bambini prima dei risultati completi della sperimentazione, e 19 bambini sono morti per un possibile potenziamento anticorpo-dipendente (ADE) prima che il vaccino fosse ritirato. 

Non dobbiamo rischiare il ripetersi di questi eventi con i vaccini Covid-19 (…) I bambini ad alto rischio possono ricevere la vaccinazione per motivi compassionevoli. (…)
Le attuali evidenze disponibili mostrano chiaramente che il calcolo del rischio rispetto al beneficio non supporta la somministrazione di vaccini sperimentali ai bambini, che non hanno praticamente alcun rischio da Covid 19, mentre affronteranno rischi noti e sconosciuti dai vaccini”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/.../covid.../6205661/
“Covid vaccines for children should not get emergency use authorization”, articolo sul "British Medical Journal" (7 maggio) :

Casi di miocardite tra giovanissimi vaccinati in Connecticut (24 maggio): https://www.nbcconnecticut.com/.../connecticut.../2494534/

Appello di Medicina Democratica e 1000 medici italiani per una moratoria
(14 maggio) : 

“Si ritiene che la vaccinazione da sola non possa portare alla immunità di gregge, quindi attualmente non esiste una giustificazione altruistica o etica nel vaccinare i bambini al fine di proteggere le popolazioni a rischio, già oggetto di un’intensa campagna vaccinale.
I vaccini anti-COVID-19 sono tuttora oggetto di sperimentazione e hanno ricevuto autorizzazioni condizionate da parte dell’EMA, perché i dati attuali su sicurezza ed efficacia sono insufficienti per approvazioni complete.

Solo con buoni sistemi di sorveglianza attiva (come quella che si attua nelle 
prime settimane degli studi clinici controllati randomizzati (RCT) si evitano grossolane gravissime sottostime di frequenza e gravità delle reazioni avverse a breve termine e si possono stimare gli effetti a medio-lungo termine.
Temiamo che in questo momento ci sia una sottostima degli eventi avversi.

Reazioni anafilattiche, che possono essere mortali se non trattate subito in modo efficace, insorgono in minuti od ore dopo la vaccinazione. Non sono immediati, e per questo ancora sconosciuti, altri effetti gravi, ad esempio sulle piastrine o sulla pressione arteriosa (i vaccini, analogamente a questo virus, esprimono la proteina spike e interferiscono con la regolazione di pressione arteriosa e flusso polmonare).24 Vaccini realizzati con tecniche innovative possono avere effetti anche diversi da quelli finora riconosciuti. 

C’è la teorica possibilità di ADE (Antibody-Dependent Enhancement),25 con rischio di malattia polmonare più grave quando un vaccinato incontra i virus circolanti. 

L’incidenza, oggi modesta, della sindrome infiammatoria multisistemica temporalmente correlata a COVID-19 (MIS-C) nei bambini potrebbe aumentare in conseguenza delle vaccinazioni,26 alla stregua della VAED (Vaccine-Associated immune-mediated Enhanced Disease), causata dall’interazione tra gli anticorpi indotti dal vaccino contro la Dengue e ceppi diversi del virus selvaggio, o della VAERD (Vaccine-Associated Enhanced Respiratory Disease), 
una reazione respiratoria grave manifestatasi nel 1967 con il vaccino contro il virus respiratorio sinciziale, il cui inoculo non produceva anticorpi protettivi verso un successivo contagio con il virus selvaggio. Stanno emergendo anche casi di trombosi dei seni venosi cerebrali con trombocitopenia successivi alla vaccinazione.

Esiste, infine, il rischio di reazioni autoimmuni attraverso un priming patogeno per somiglianza con proteine umane di quasi tutte le parti di antigene (epitopi) del virus SARS-CoV-2 a cui si legano gli anticorpi specifici immunogenici. 
È palese però che il bilancio tra rischi e benefici attesi andrebbe comunque stabilito da una analisi condotta sul lungo periodo. Anche solo alla luce di queste incertezze e alla peculiarità delle aspettative di vita dell’età pediatrica, il principio di precauzione ci impone di non cedere alla fretta di vaccinare i bambini finché non si avrà una conoscenza sufficiente delle implicazioni di questa vaccinazione”

Canadian Covid Care Alliance (28 maggio): “Recent studies suggest that the spike protein produced in response to vaccination, may bind and interact with various cells throughout the body, via their ACE2 receptors, potentially resulting in damage to various tissues and organs. This risk, no matter how theoretical, must be investigated prior to the vaccination of children and adolescents.” 

[Studi recenti suggeriscono che la proteina spike prodotta in risposta alla vaccinazione, può legarsi e interagire con varie cellule in tutto il corpo, tramite i loro recettori ACE2, con conseguenti danni a vari tessuti e organi. Questo rischio, per quanto teorico, deve essere studiato prima della vaccinazione di bambini e adolescenti.” - trad. mia]

https://mcusercontent.com/.../20210601_Guide_to_COVID_19...
Luigina Romani, immunologa e microbiologa, ordinario di Patologia generale all’università di Perugia (3 giugno): “Vaccinare i giovani serve anche a prevenire nuove varianti?”. “In realtà le varianti emergono nei soggetti il cui sistema immunitario non funziona bene, quindi certamente non tra i giovani.”


Infine, un'ampia rassegna di differenti posizioni: https://www.asbmb.org/.../do-kids-really-need-to-be...
                                             
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maggio 2021

Informazioni, 
riflessioni  e  interrogativi   

Il tema di questo scritto sono i vaccini anti-covid.
La prima premessa, necessaria, è che non sono uno scienziato né, in alcun senso, un addetto ai lavori: sono un cittadino che si informa, si preoccupa delle questioni che riguardano la collettività e laicamente, rifuggendo da ogni genere di retorica e abluzione, si pone alcune domande.

La seconda premessa (che nel contesto di un dibattito normale non sarebbe necessaria, ma forse oggi lo è) è che non ho niente contro la farmaceutica in generale e contro i vaccini in particolare: per la precisione, sono a favore dell’una e degli altri.

Dunque, considerata la portata di questo tema e le sue implicazioni per la vita di tutti, mi pare utile ricapitolare alcune informazioni di base, fare alcune riflessioni e sollevare alcune questioni; magari perché qualche addetto ai lavori possa raccogliere gli spunti e rispondere.  

Penso soprattutto che sarà importante tornare sul tema, con molta attenzione e consapevolezza da parte di tutti, in vista della prossima campagna vaccinale rivolta ai bambini e agli adolescenti, con le coercizioni o pressioni o forme di discriminazione connesse (se si continuerà con la logica attualmente seguita).

Partiamo da una panoramica: in questo momento in Italia vengono somministrati quattro diversi vaccini anti-covid. Tutti hanno ricevuto dall’ente regolatore europeo una “autorizzazione condizionata". Con uno dei produttori però, AstraZeneca, l’UE ha deciso di non rinnovare il contratto in scadenza a giugno, quindi i vaccini a breve resteranno tre.

Tutti i nuovi farmaci, compresi i vaccini, possono ricevere l’autorizzazione alla messa in commercio da parte degli enti regolatori soltanto dopo avere superato tre fasi di sperimentazione, rigidamente regolamentate e standardizzate, dove il campione e la casistica dei soggetti volontari testati vengono via via allargati.

Deve essere chiaro che tutti i vaccini anti-covid in uso hanno superato le tre fasi; deve essere ugualmente chiaro che queste fasi sono state molto compresse nei tempi e ristrette nell’ampiezza del campione in nome dell'emergenza.

Leggiamo nel documento dell’ISS intitolato “Aspetti di etica nella sperimentazione di vaccini anti-COVID-19” pubblicato il 18 febbraio scorso:

“In un contesto di approvazione in emergenza per un nuovo vaccino anti-COVID-19, possono presentarsi diversi aspetti critici in assenza di un adeguato follow-up: dati di efficacia poco “robusti”, bassa potenza dello studio per identificare eventi avversi non comuni, mancanza di dati di sicurezza a lungo termine (es. malattie autoimmuni e sindromi neurologiche, intensificazione dell’infezione anticorpo-mediata), non conoscenza della durata della risposta immunitaria.”

Ancora:

“L’attesa nel mondo intero di un vaccino efficace e l’intensa pressione clinica, economica e politica hanno indotto una revisione delle procedure regolatorie per i candidati vaccini COVID-19. L’eccezionalità dell’emergenza COVID-19 ha anche indotto a prevedere pratiche che, in condizioni ordinarie, sarebbero considerate inammissibili, quali i “challenge studies”, nei quali un gruppo di volontari è infettato deliberatamente.”

AstraZeneca, per esempio, ha coinvolto nei trial soltanto persone sotto i 55 anni, arrivando quindi a poter garantire e quantificare la sicurezza e l’efficacia soltanto per questa categoria di persone (che, va precisato, è proprio il target per il quale oggi quel vaccino è vietato, o sconsigliato, a seconda dei Paesi.)

Se la disponibilità di un nuovo farmaco o vaccino è considerata urgente, ma i dati sono parziali rispetto agli standard, l'autorizzazione può essere concessa in forma “condizionata”; significa che le aziende sono vincolate a continuare i test e a integrare i dati entro date precise; e che il sistema della farmacovigilanza deve essere particolarmente tempestivo ed efficiente nel raccogliere ed elaborare i dati sugli eventuali eventi avversi.

L'autorizzazione condizionata dura un anno, poi può essere rinnovata o meno, alla luce dei nuovi dati prodotti dalla continuazione della sperimentazione e dei riscontri della somministrazione. Secondo il regolamento CE (507/2006), l’autorizzazione condizionata può essere concessa solo se si verificano determinate condizioni, tra cui che non esistano terapie soddisfacenti (“esigenze mediche insoddisfatte”) per una determinata patologia, o che comunque il nuovo farmaco possa portare un “sostanziale vantaggio terapeutico a quanti ne sono affetti”.

è difficile non notare come l’arrivo dei vaccini abbia condannato il tema delle terapie, soprattutto delle terapie domiciliari, a restare in secondo, o terzo, o ultimo piano. Viene da domandarsi se le autorizzazioni condizionate sarebbero state concesse con la medesima facilità e rapidità, nel caso che fossero state prese seriamente in considerazione le testimonianze cliniche e gli appelli dei medici che sostengono l’efficacia delle cure domiciliari precoci in contrasto con i protocolli ministeriali:

quelli delle reti di "Terapia domiciliare C-19” e di “Ippocrate", per esempio; così come coloro che si rifanno al documento operativo di Giuseppe Remuzzi e colleghi, il cui studio retrospettivo ha dimostrato una riduzione dell’80% di ricoveri covid dove sia applicata tempestivamente una terapia personalizzata a base di antinfiammatori e altri farmaci del prontuario medico tradizionale; e molti medici che operano sulla base della propria esperienza, conoscenza e attitudine clinica, che in alcuni casi hanno avuto l’occasione di presentare le proprie testimonianza sui media.

Allo stesso modo viene da chiedersi se in queste circostanze – cioè se si fosse consentito alla medicina di base di alleggerire la pressione sugli ospedali, e anche la pressione psicologica sulle persone, e di salvare un numero maggiore di vite – ai vaccini sarebbe stata riconosciuta la stessa funzione di “unica via d’uscita” dall’emergenza, arrivando al punto di concepire senza particolari turbamenti uno strumento – il “pass vaccinale” – che “rilascia" una serie di diritti costituzionali ad personam, sulla base di parametri biometrici.

Personalmente sospetto che, con una crisi del sistema sanitario di entità minore e una minore pressione generale, avremmo avuto comunque i vaccini, ma forse con qualche mese di posticipo, con una maggiore accuratezza nelle verifiche e nella lettura dei dati da parte delle agenzie regolatorie, e con qualche imbarazzante balletto in meno (vedi casi AstraZeneca e J&J).

Con ogni probabilità, il dibattito sull’eventuale obbligo e su ipotetiche forme di discriminazione tra i vaccinati e i non vaccinati si starebbe svolgendo oggi in termini completamente diversi:

più vicini a quelli che si leggono nella risoluzione del Consiglio d’Europa 2021/2361 del gennaio scorso, per esempio:

“L'Assemblea sollecita quindi gli Stati membri e l'Unione Europea a [ …] garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è sottoposto a pressioni politiche, sociali o di altro tipo per essere vaccinato se non lo desidera [art.7.2.1]; garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non voler essere vaccinato [7.3.2].”

Quello che è certo è che il discorso sulle terapie domiciliari precoci è bloccato, che i protocolli ministeriali sono platealmente inadeguati, che “si sarebbero potute salvare molte vite”, che i medici che sostengono che il covid si possa curare a casa con successo vengono solitamente delegittimati, screditati e ridicolizzati (magari scegliendo qualche personaggio impresentabile da sottoporre a gogna mediatica), e che l’arrivo dei vaccini ha spinto il tema delle cure ancora più lontano dalla lista delle priorità vitali:

“ci sono altre priorità” si è sentito appunto rispondere lo stesso Giorgio Palù, presidente dell’AIFA, da esponenti del Ministero della Salute, avendo sollecitato a gennaio scorso una revisione dei protocolli di cura, ritenendo lui stesso che “la tachipirina [prevista dal protocollo ministeriale] è del tutto inutile per non dire dannosa”.

Torniamo alle “fasi”. Abbiamo detto delle fasi 1, 2, 3. Poi c’è la 4, della “farmacovigilanza”, che inizia nel momento della messa in commercio di un nuovo farmaco o vaccino e monitora l’eventuale manifestarsi di effetti avversi. Sul piano teorico, rispetto a questa fase i vaccini anti-covid sono in regola, dal momento che per tutti la fase 4 è in corso.

Tuttavia c’è un aspetto che desta qualche perplessità: è ovvio che la fase 4 ha un senso quando la diffusione di un farmaco si svolga gradualmente, nel corso di anni, allargando via via il plateau dei soggetti trattati, con la disponibilità quindi del tempo necessario a raccogliere una quantità significativa di dati, a elaborarli e a discuterli.

Ora, se l’obiettivo almeno teorico è "vaccinare tutti subito ovunque”, è ovvio che alla fase 4 non è lasciato il tempo necessario a raccogliere, processare e dibattere i dati. Mettendo anche in conto l’eventuale necessità di una frenata.

La frenata avverrebbe a cose fatte... In altre parole, oggi assistiamo a una caricatura della fase 4, come dimostrato dal ping-pong davvero increscioso relativo al vaccino di AstraZeneca: da destinare solo agli under 55, no a tutti, no a nessuno, no agli over 60, no di nuovo a tutti, anzi dai 50 anni, le seconde dosi però no, anzi sì… in Svizzera e USA non è nemmeno mai stato autorizzato…

E alla fine la UE non rinnova il contratto con l’azienda produttrice. Questo teatro dell’assurdo, peraltro, si svolge dopo una sequela di rassicurazioni perentorie (non si sa basate esattamente su cosa) di una serie di esperti (di cui il web e i media tengono traccia, a futura memoria). Mi pare che il mancato rinnovo del contratto con AstraZeneca meriterebbe qualche spiegazione da parte delle autorità.

Il punto è: il vaccino è questione di vita o di morte, o non lo è? Lo è tanto da poter imporre misure incostituzionali e discriminanti, come il pass, creando il pericoloso precedente della “concessione condizionata” di diritti costituzionali? O no?

Non voglio e non potrei dare una risposta personale a questa domanda: voglio condurre un ragionamento sul filo della logica e della coerenza, perché temo la gestione del potere fondata sul conflitto di interessi tanto quanto quella improntata a un’incoerenza che sfugge a ogni possibilità di decodifica.
Dunque, se il vaccino è una questione cruciale e vitale, non è facile spiegarsi la rinuncia da parte della UE delle dosi che sarebbero state fornite da AstraZeneca dopo giugno.

Le possibili spiegazioni che riesco a immaginare sono:

1- Si è rivelato opportuno e vantaggioso fornirsi da altri produttori più competitivi, in grado di dare piena garanzia di fornire le quantità necessarie nei tempi adeguati, compensando interamente la mancanza del vaccino di AstraZeneca.

2- Il prodotto di AstraZeneca non è valido (non abbastanza efficace o non abbastanza sicuro) al punto da decidere di rinunciare a esso, e al grado di protezione che comunque offrirebbe alla popolazione a rischio.

3- Il contratto, come è stato scritto e firmato, presenta più svantaggi e rischi commerciali, giudiziari e politici che opportunità sanitarie.

4- L’azienda si è dimostrata inaffidabile, sul piano commerciale e/o logistico e/o scientifico, al punto da decidere di rinunciare al suo prodotto, che pure salverebbe vite.

Cosa possiamo pensare di queste quattro risposte?

- La 1 non mi sembra realistica, data l’enorme richiesta di dosi a livello europeo e mondiale. Ma se la spiegazione fosse questa, nel caso di una mancanza di dosi nei prossimi mesi, qualcuno dovrebbe essere processato per una errata previsione logistica che costerebbe vite.

- La 2 implicherebbe un’autocritica di tutte le personalità scientifiche e sanitarie che si sono spese per garantire l’efficacia e la sicurezza del prodotto – autocritica che non sembra qualcuno stia svolgendo (peraltro, dai report della farmacovigilanza dell’AIFA si evince che la maggior parte delle reazioni avverse è legata a Pfizer, e non ad AstraZeneca).

- La 3 implicherebbe invece un’autocritica delle autorità politiche, rivelatesi in questo caso gravemente inadeguate a svolgere con la giusta serietà una negoziazione cruciale, da cui dipende potenzialmente la vita di migliaia di cittadini europei; e anche qui non si sono registrate autocritiche di questo genere.

- Resta la 4, che implicherebbe però che qualcuno rispondesse alla seguente domanda: come è stato possibile accordare un credito di fiducia – tale da concedere un’autorizzazione condizionata per un vaccino – a un’azienda con un curriculum ricco di condanne e patteggiamenti miliardari legati a reati contro la salute delle persone e contro i sistemi sanitari nazionali – reati perpetrati in nome del profitto?

Abbiamo un esempio molto recente di cosa può accadere quando si autorizzi la commercializzazione di un prodotto fidandosi delle dichiarazioni dei produttori e limitando i controlli in nome dell’urgenza di rendere disponibile un determinato prodotto. Avete presente la questione delle mascherine ffp2, importate in centinaia di milioni di pezzi senza alcun controllo-qualità,

"in deroga a tutte le disposizioni vigenti” (come consente di fare la dichiarazione dello stato di emergenza), rivelatesi poi per il 50% inefficaci, inadatte a proteggere, quindi fonte di un falso senso di sicurezza – compresi i milioni di pezzi distribuiti negli ospedali e nelle rsa, mentre si diffondeva il contagio e gli anziani morivano?

Un’altra questione che mi pare controversa è quella che potremmo definire della “responsabilità sociale" dei soggetti non esposti a un rischio covid significativo, rispetto alla scelta attiva o passiva del vaccino e alle possibili evoluzioni della pandemia. Sto parlando di una controversia scientifica, non etica/filosofica.

Sembra universalmente condiviso che l’eradicazione di questo virus non sia un obiettivo perseguibile, e che lo scenario più favorevole sia quindi una “convivenza evolutiva” pacifica, con l’adattamento del virus all’ospite e il “declassamento” della malattia a influenza (come è stato più volte prefigurato da diversi vari esperti).

L’adattamento avviene attraverso il progressivo affermarsi di varianti sempre meno patogene, in virtù di un criterio di selezione darwiniana che premia la maggiore convenienza “riproduttiva” del virus. I tempi di questo processo non sono noti; mentre è chiaro quale potrebbe essere il bastone tra le ruote: la circolazione e l’affermazione di varianti più patogene, che porterebbero nella direzione contraria.

L’evoluzione del virus pertanto va monitorata attentamente, cercando di favorire attraverso le politiche sanitarie “l’addomesticamento” del virus e di contenere la circolazione delle varianti pericolose.

Quello che non è chiaro, ascoltando il dibattito tra gli esperti, è se l’affermazione delle varianti “più cattive” possa essere favorita maggiormente dalla libera circolazione del virus (“vacciniamo nei tempi più rapidi l’intera umanità per evitare la diffusione di varianti pericolose”), o se al contrario la pressione esercitata dai vaccini (come pure dai lockdown) sul virus offra una chance di affermazione alle varianti che diversamente sarebbero destinate a non avere la meglio, perché meno “convenienti” per il virus stesso.

Questa seconda ipotesi corrisponde alla posizione “non si vaccina in piena epidemia”, e rimanda anche allo studio pubblicato su “Science” sul rischio di insorgenza di varianti “cattive” nel periodo che intercorre tra la prima e la seconda dose dei vaccini, o comunque in caso di una “immunità imperfetta”:

“quando la risposta immunitaria alla singola dose è poco robusta – sintetizza Ansa – si osservano dei picchi epidemici più importanti nel lungo periodo. Un altro rischio è la possibilità che le persone che sviluppano una 'immunità imperfetta' dopo una singola dose finiscano per esercitare una moderata pressione selettiva sul virus, favorendo la comparsa di nuove mutazioni che potrebbero renderlo più sfuggente.

Per questi motivi, i ricercatori sottolineano la necessità di valutare in modo più preciso la forza e la durata dell'immunità indotta dalla singola dose nonché l'effetto sulla trasmissione del virus.”

Mi sembra che ci sarebbe di che ragionare e discutere: la politica vaccinale più “socialmente responsabile” è vaccinare il più possibile (idealmente tutti), oppure il meno possibile, cioè soltanto i soggetti a rischio, lasciando circolare il virus nel resto della popolazione, con l’aspettativa che si depotenzi più rapidamente seguendo dinamiche naturali?

Sul piano culturale, questa riflessione riguarda il rapporto filosofico e pratico dell’uomo con la natura, e invita a interrogarsi sull’estensione e i limiti che deve avere non la scienza (alla conoscenza teorica non può essere imposta nessuna limitazione, mai), ma il dominio tecnocratico che da essa deriva.

Quando il tentativo di condizionare gli eventi naturali smette di costituire un’opportunità di miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo nella natura e diventa una scorciatoia per una risoluzione grossolana e affrettata di problemi delicati e complessi, che mette l’uomo contro la natura? Quando si passa dalla sfera del progresso alla hybris?

A questo proposito va affrontato anche il punto relativo all'aspetto sperimentale dei vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna): che vanno intesi come sperimentali, al di là dello svolgimento delle fasi da 1 a 4, perché usano una tecnologia che non è mai stata utilizzata prima sull'uomo, ed è stata messa a punto in tempi straordinariamente stretti.

Sugli eventi avversi immediati e a breve termine di questi prodotti stiamo imparando qualcosa giorno dopo giorno grazie alla farmacovigilanza. Quanto alle eventuali controindicazioni a medio e a lungo termine, esse sono dichiarate, necessariamente, "non note”. Il che non significa che non ci possano essere, né che ci saranno per forza.

Questo margine di incertezza sarebbe sufficiente a consigliare un atteggiamento cauto, e ad aggiungere un "+X” alla casella “rischio”, nello schema di valutazione del rapporto rischi/benefici. Il documento dell’ISS già citato, parlando dei vaccini in generale, elenca una serie di possibili problemi a lungo temine che evidentemente non si possono considerare scongiurati solo sulla base di congetture o attraverso i dati raccolti in pochi mesi dalla farmacovigilanza: “malattie autoimmuni e sindromi neurologiche, intensificazione dell’infezione anticorpo-mediata.”

Eppure diversi commentatori ed esperti interpellati dai media sostengono perentoriamente che questi effetti non possono verificarsi. Come nel caso delle certezze di alcuni riguardo alla mancanza di correlazione tra il vaccino di AstraZeneca e i casi di trombosi, anche questa sembra una di quelle congetture basate su prese di posizione aprioristiche; oppure sull’elevazione di una probabilità statistica al rango di certezza assoluta.

Quel tipo di congetture che non onorano il principio di precauzione che sta al centro della bioetica e che talvolta vengono tragicamente ridicolizzate dalla Storia. Ricordate la convinzione degli esperti che a Fukushima non si sarebbero mai potuti verificare eventi naturali talmente catastrofici da mettere in pericolo la struttura – tipo un terremoto di magnitudo 9 seguito a ruota da un devastante tsunami?

Di fronte a scelte che contengono una dose di azzardo (nel ridurre tempi e ampiezza delle fasi sperimentali, nel dare un credito di fiducia ad aziende con un curriculum meno che ineccepibile, nell’adoperare su larga scala, indiscriminatamente e senza gradualità tecnologie mai impiegate prima), mi pare che varrebbe la pena sviluppare un dibattito meno polarizzato, meno aggressivo e più rispettoso della dignità delle persone, della giurisprudenza e della complessità dei temi.

In particolare – ripeto quanto scritto all’inizio – credo che il dibattito dovrebbe fare un salto di qualità anche etico in vista della prossima campagna vaccinale universale rivolta ai bambini e agli adolescenti.

L’interesse dei quali, in tutte le decisioni che li riguardino, deve sempre essere considerato “superiore” e “preminente” (Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, ratificata con la Legge 1991/176).

E verso i quali nessun tipo di azzardo – che non sia incontrovertibilmente giustificato da una dimostrata e improrogabile necessità – può essere considerato legittimo.
                                                                                           

Fonti e documenti:

https://www.epicentro.iss.it/vaccini/covid-19-sviluppo-valutazione-approvazione
 
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32006R0507&from=DE

https://www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+ISS+COVID-19+3_2021.pdf/00fc6054-ded3-5de8-d32f-59bf69d73b02?t=1617348183776

https://pace.coe.int/en/files/29004/html

http://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=91964

https://www.lanuovabq.it/it/niente-cure-balzo-dei-ricoveri-ci-sono-altre-priorita

https://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/covid-la-terapia-a-casa-poteva-salvare-tante-vite-1.5982456

https://twitter.com/zippo88lrr/status/1356931671401132032

http://www.radiocora.it/post?pst=39423&cat=news

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2021/03/10/vaccini-anti-covid-ritardare-la-seconda-dose-e-rischioso-nel-lungo-termine-_657364d4-547a-4a1f-ad80-3bcf61b81588.html

https://www.medicinademocratica.org/wp/?p=11823&fbclid=IwAR0_QjtI7wed301bU1R-2SsoodirAw-402c6k4-230jKN3PvUWYeP6iTq9o
   
    Carlo Cuppini                                                           radio cora news    


( Appello di Medicina Democratica  -  maggio 2021)