Esistono le scienze esatte? - (carmelo albanese)




  
Sull'inesistenza 
delle scienze esatte. 

"Il discorso sulle scienze esatte sarebbe molto lungo. Faccio presente che vengono considerate tali solo la logica e la matematica. 
Non la fisica, la biologia, la geologia, l'epidemiologia e l'ormai famosissima virologia, che vanno sotto il nome di scienze naturali e insieme alle altre nelle scienze dure."

Ho letto da qualche parte che la filosofia non può considerarsi una “scienza esatta” perché la sua teoretica non può essere falsificata secondo i criteri indicati da Popper. Andiamo per ordine. Intanto ci vuole coraggio ad utilizzare la dicitura "scienze esatte", avendo tra l'altro in mente quasi sempre la matematica, dopo Gödel e Heisenberg.
Ce ne vuole ancora di più se per avvalorarla si ricorre al pensiero filosofico.
Secondo questo paradosso degno del peggior Epimenide, la filosofia, che non può essere definita scienza esatta (questo si asserisce), avrebbe però il compito di stabilire quale disciplina possa dirsi tale e quale no, attraverso l'applicazione di un suo episteme particolare (nella fattispecie il principio di falsificabilità di Popper).

Le proporzioni di tale paradosso dovrebbero mettere in guardia chiunque dall'avventurarsi in questo ginepraio, ma a quanto pare, non è così.
Il discorso sulle scienze esatte poi, dal canto suo, sarebbe molto lungo. 

Faccio presente che vengono considerate tali solo la logica e la matematica. Non la fisica, la biologia, la geologia, l'epidemiologia e l'ormai famosissima virologia, che vanno sotto il nome di scienze naturali e insieme alle altre nelle scienze dure. 

Rimane fuori, o quantomeno a cavallo delle scienze naturali, se non altro come precipitato di molte di queste, la medicina, che malgrado goda di una grande fama dovuta ad una sorta di timore reverenziale del genere umano nei suoi confronti per la delega ricevuta ad occuparsi della malattia, è da considerare nulla più che una pratica.

Per finire arriviamo alle scienze umane e sociali, che se ne vanno, neglette, tra le scienze morbide. E perché? Chi lo ha deciso? Sempre la filosofia che, a quanto pare, decide tutto senza contare nulla. 
Più che nelle scienze molli, a questo punto, andrebbe messa nelle scienze umili e forse una distinzione tra scienze umili e scienze boriose, sarebbe anche l'unica che meriterebbe di essere fatta.

A questo proposito mi piace citare un aneddoto, espediente discorsivo che in casi come questo non può mancare, perché solitamente portatore di pregio argomentativo. A scuola non ero il più bravo in matematica, ma il mio professore amava difendermi dai più blasonati compagni di classe dell'istituto tecnico, con una sua teoria che all'epoca credevo fosse solo un artificio retorico, ma che con il tempo ho ritenuto molto saggia. 

“Tutti vi chiedete perché gli metto sempre bei voti pur non essendo brillante come altri nello svolgimento dei calcoli. 
Perché spiega bene i procedimenti che svolge. E' bravo in italiano. Sa parlare. E servono le parole per spiegare la matematica, non bastano le formule. Se io a lezione mi limitassi a scrivere formule alla lavagna, mi denuncereste al provveditore”. Come dargli torto?

Torniamo alle scienze esatte. Sono considerate tali, questo è il motivo ufficiale, le scienze più aderenti al metodo scientifico, basate cioè su ipotesi verificabili empiricamente. Così, evidentemente, non è.
La matematica ad esempio, non ha bisogno di provare empiricamente nulla perché la si assume semmai come strumento per la prova empirica di tutte le altre.

D'altronde, quando ha provato a spiegare se stessa, malgrado i lodevoli tentativi di Hilbert, che ne descriveva la compiutezza, è rovinosamente caduta sotto i colpi del suo allievo, Gödel appunto, il quale ne dimostrò l'incompiutezza con due teoremi, che furono anche l'unica opera del famoso pensatore austriaco (non lo si vuole definire matematico in questa sede, proprio per non fargli torto e neppure americano per lo stesso motivo). Gödel! 

Che grande senso della misura quest'uomo. Due teoremi, una pubblicazione che li annunciava in una rivista scientifica e niente più da annoverare nel curriculum vitae, se si escludono le passeggiate quotidiane con Einstein, che però, non danno crediti accademici particolari, specialmente nelle griglie di valutazione dell'ANVUR. Che poi, quale altro teorema avrebbe dovuto formulare Gödel dopo quelli sull'incompiutezza? 

Da logico sarebbe entrato nel paradosso e i logici entrano nei paradossi solo per diletto, mai quando argomentano ragionevolmente.

Men che meno è richiesta aderenza al metodo scientifico alla logica, la quale è forse l'unica scienza “esatta” degna di questo nome e, ce lo insegna ancora Gödel, rappresenta lo strumento con il quale si procede alla verifica o alla falsificazione, della matematica stessa. 

E cos'è la logica?
Pur se disperatamente costretta dentro gli angusti ambiti della matematica, non me ne voglia nessuno e nessuno si offenda, la logica è di nuovo pensiero filosofico. 
Ancora filosofia. La scienza molle per eccellenza che però decide le sorti di tutte le altre, ne costituisce il paradigma fondamentale di sostenibilità. 

Allora perché la logica e la matematica sono chiamate “scienze esatte” ? C'entra niente Popper e men che meno l'aderenza al metodo scientifico. Nessuno lo ha finora detto apertamente, ma qualcuno dovrà pur farlo. 
Sono considerate tali per la più antica delle motivazioni filosofiche. 
Perché si muovono all'interno del principio aristotelico di non contraddizione.

Dunque a decidere quali siano le scienze e quali tra queste possano dirsi esatte, troviamo, di nuovo, la logica aristotelica, dunque il pensiero, quindi la filosofia. Per una scienza molle non è male. E come fanno queste due scienze a non contraddirsi mai? Perché riducono il campo di indagine. 

Saranno anche esatte dunque, non sopportano la contraddizione, ma praticano per definizione il riduzionismo.
Dunque il fatto di potersi e doversi dire "esatte" è più un limite che un complimento. Riducono il loro ambito conoscitivo. 
Potremmo dire che si esauriscono nella formulazione di strumenti non contradditori per verificare gli altri ambiti conoscitivi delle scienze naturali ed umane.
In questo e solo in questo, c'è da dirlo, sono molto altruiste anche loro.

P.S. Mi rendo conto solo alla fine di questa speculazione a difesa della durezza estrema delle scienze molli e sull'inesistenza delle “scienze esatte”, che pur avendolo citato in apertura, poco ho parlato di Heisenberg. 

Del suo principio di indeterminazione che ci avverte sull'incertezza legata a qualsiasi ipotesi di conoscenza di una grandezza fisica e sull'errore di “intromissione” che sistematicamente si incontra nella misurazione di un fenomeno. 
Tuttavia, a questo punto, è facile intuire quanto poca verità rimanga nei presupposti di chi ritiene di poter usare con naturalezza il termine “esatta” accanto al termine “scienza”.

                                                  >   Carmelo Albanese